Fringe benefit, PDR e nuovi limiti: l’impatto dei cambiamenti fiscali del 2024 sul futuro del welfare aziendale

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May 14, 2025 8:30:00 AM

Nel corso del 2024, il welfare aziendale italiano ha attraversato un punto di svolta. Le novità introdotte dalla Legge di Bilancio, l’innalzamento delle soglie di esenzione fiscale e un utilizzo crescente dei fringe benefit hanno trasformato radicalmente non solo la composizione dei piani welfare, ma anche il modo in cui questi vengono percepiti da lavoratori e aziende. Attraverso l’analisi dell’Osservatorio Welfare 2025, DoubleYou propone una lettura critica e prospettica dell’anno passato, individuando segnali, rischi e opportunità per ripensare il welfare in modo più strategico, inclusivo e sostenibile. Un’occasione preziosa per comprendere come orientare al meglio le scelte di oggi e costruire un welfare ancora più efficace domani.

Andiamo ad approfondire:

L’effetto normativo: soglie fiscali più alte, utilizzo più immediato

La Legge di Bilancio 2024 ha elevato le soglie di esenzione fiscale dei fringe benefit a 1.000 euro per tutti i lavoratori e a 2.000 euro per chi ha figli a carico. Questa misura, confermata anche nel 2025 per il triennio successivo, ha avuto un impatto diretto: il 59% del credito welfare è stato utilizzato per fringe benefit, contro il 42% del 2023. Il risultato è stato un welfare più liquido, ma anche più "spendibile" nel breve termine. Alimentari e carburanti sono diventati le categorie principali. Ma parallelamente, si è assistito a un calo nell'utilizzo di servizi legati alla previdenza, all'istruzione e al benessere. L’effetto più visibile delle nuove soglie è dunque duplice: da un lato favoriscono l’accesso e l'utilizzo, dall'altro rischiano di appiattire il welfare su una funzione meramente fiscale. Il rischio? Un welfare che si allontana dalla sua natura sociale e valoriale.

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Il PDR in welfare: leva strategica ancora poco utilizzata

Oltre alle soglie, un altro snodo normativo rilevante riguarda la possibilità di convertire il Premio di Risultato in welfare. Il 30% delle aziende ha previsto questa opzione nel 2024, ma la sua adozione resta disomogenea. Tra le cause: scarsa comunicazione, poca conoscenza dei vantaggi fiscali, e un approccio spesso tecnico più che valoriale. Eppure, i vantaggi sono reali: la conversione consente di evitare tassazione e contributi, aumentando il valore netto per i lavoratori e ottimizzando il budget per l’azienda. L’Osservatorio sottolinea che una normativa favorevole non basta: è necessario accompagnare questa leva con formazione, semplificazione e cultura del welfare, per trasformarla in una scelta consapevole e diffusa.

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Il divario tra imprese grandi e piccole si allarga

Le nuove regole hanno inciso in modo diverso a seconda della dimensione aziendale. Le PMI, in particolare, hanno dimostrato una propensione più alta all’erogazione di credito welfare tramite fringe benefit, anche attraverso piattaforme dedicate come ZWelfare Shop, complice la semplicità gestionale e l'immediatezza dello strumento. Le grandi imprese, invece, hanno continuato a diversificare, ampliando i piani multifonte (On Top, CCNL, PDR) e permettendo di spendere i crediti welfare sia in flexible che in fringe benefit. Il numero di aziende che adotta questo approccio è passato dal 26% al 38%, segno di una maggiore capacità progettuale. La normativa, quindi, ha agito da acceleratore, ma ha anche messo in evidenza la distanza tra realtà più strutturate e aziende con minori risorse o cultura del welfare.

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Lavoratori e HR: aspettative diverse, stesso bisogno di equilibrio

Secondo l’indagine qualitativa dell’Osservatorio, il 53% dei lavoratori considera il caro spesa la propria priorità principale. Gli HR, invece, indicano come aree chiave la prevenzione medica (51%) e la previdenza complementare (32%). Questa divergenza di percezione va compresa e affrontata: la normativa ha reso il welfare più accessibile, ma non può sostituire la progettazione partecipata. Solo piani costruiti con logiche di ascolto, co-design e targetizzazione generazionale possono rispondere alle reali esigenze delle persone.

Il vero impatto delle norme: un welfare più ampio, ma non sempre più efficace

L’innalzamento delle soglie e il consolidamento delle leve fiscali hanno reso il welfare più attrattivo e diffuso. Ma il rischio è che si traduca in una fruizione poco consapevole. A conferma di ciò, nel 2024 il credito medio pro-capite è aumentato del 16%, superando per la prima volta i 1.000 euro e attestandosi a 1.030 euro per lavoratore. Si tratta di un segnale positivo che dimostra la crescente attenzione delle imprese verso il welfare, ma che allo stesso tempo rafforza la necessità di accompagnare le risorse con strumenti di orientamento efficaci. L’effetto normativo, se non accompagnato da strumenti di orientamento, può ridurre il welfare a una somma di opzioni da spendere. Per questo, serve investire su formazione, comunicazione e tecnologie digitali che facilitino la comprensione e l’uso strategico dei benefit.

Cosa ci dice il 2024: la norma è un mezzo, non un fine

Il 2024 ha mostrato che le novità normative possono favorire l’espansione del welfare, ma non ne garantiscono automaticamente l’efficacia. Il vero impatto si misura nella capacità delle aziende di trasformare le opportunità fiscali in progetti di valore. Nel 2025, l'obiettivo sarà creare un welfare più consapevole, che unisca vantaggi economici, impatto sociale e capacità di personalizzazione. Un sistema capace di restituire senso al benessere aziendale, al di là delle soglie e delle scadenze.

Scarica L'Osservatorio Welfare 2025

Le norme possono cambiare la struttura del welfare, ma non il suo significato. Per questo il futuro richiede un approccio integrato: tra regole, cultura e persone. Scarica l’Osservatorio Welfare 2025 per scoprire come le aziende stanno rispondendo alle nuove misure fiscali e quali strategie stanno emergendo per il futuro: https://double-you.it/osservatorio-welfare

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