Come sono gestiti i servizi di welfare aziendale in busta paga e quale tassazione viene applicata?

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Sep 14, 2022 4:03:00 PM

Tra i dubbi più frequenti quando si parla di welfare aziendale c’è il suo trattamento in busta paga e il relativo trattamento fiscale e contributivo.
In generale, i servizi di welfare aziendale non concorrono a formare il reddito del lavoratore e sono deducibili in capo all’azienda; tuttavia esistono delle soglie che, se superate, richiedono l’adempimento di alcuni obblighi. Vediamo di seguito di che cosa si tratta.

 

E per quanto riguarda la tassazione? Come vengono tassati i benefit del welfare?

Andiamo ad approfondire:

 

Come funziona la tassazione sul welfare aziendale

Tra i principali vantaggi del welfare aziendale vi è la non applicazione di IRPEF e contributi: i flexible benefit, infatti, sono uno strumento che consente ad aziende e lavoratori di godere di notevoli benefici, tra cui importanti risparmi economici e fiscali.

Bisogna precisare, però, che i benefit aziendali sono esenti da tassazione solo quando rientrano nei limiti fiscali imposti dalla legge, i quali variano a seconda della natura del benefit. Qualora si oltrepassasse la soglia prevista, occorrerebbe versare contributi con l’imponibile stabilita per ogni caso.

Andiamo quindi ad analizzare i principali tipi di benefit e i loro massimali.

 

I limiti da rispettare per non incorrere nell’applicazione di imposte e contributi

L’agevolazione fiscale e contributiva per i benefit rientranti nel welfare aziendale non è totale, ma sono previste alcune eccezioni. Nello specifico, a seconda della tipologia di benefit esistono infatti alcuni limiti oltre i quali i benefit erogati al dipendente concorrono alla formazione del reddito.

Scopriamo di seguito quali sono:

  • Fringe benefit: si tratta di benefit come ad esempio buoni carburante, buoni spesa, buoni shopping e così via. Attualmente, e quindi solo per il periodo di imposta 2022, sono esenti da tasse e contributi fino a un valore complessivo di €600, grazie al Decreto-Legge del 9 agosto 2022 (normalmente la soglia massima è di €258,23).
  • Buoni pasto: tra i benefit aziendali più diffusi, prevedono limiti di esenzione a seconda della loro natura. Nello specifico, i buoni pasto cartacei sono esenti fino a un valore di €4 al giorno, quelli elettronici, invece, prevedono una soglia massima di €8 al giorno.
    I buoni pasto elettronici hanno inoltre IVA agevolata al 4%.
  • Previdenza complementare: nel caso in cui il lavoratore decida di destinare il proprio credito welfare in un fondo di previdenza complementare, il limite di non concorrenza al reddito è pari a un importo annuale di €5.164,37. Se il dipendente decidesse inoltre di versare nel fondo pensione anche l’importo derivante dalla conversione del premio di risultato, il limite verrebbe elevato a €8.164,37, considerando infatti che l’importo derivante da conversione non cumula con la soglia suddetta. Segnaliamo inoltre che l’importo derivante da conversione destinato a previdenza non concorrerà al reddito nemmeno al momento di erogazione della rendita pensionistica. In caso di versamento a previdenza il datore di lavoro è tenuto a versare un contributo di solidarietà del 10% all’INPS.
  • Assistenza sanitaria integrativa: il proprio credito welfare può essere versato anche a scopo sanitario-assistenziale. In questo caso il limite di deducibilità fiscale è pari a €3.615,20. Anche in questo caso, se il lavoratore decide di convertire il premio di risultato, la soglia massima può essere innalzata per il pari valore del premio convertito e quindi fino ad un massimo di € 6.615,20. Confermato anche per questo servizio il contributo di solidarietà del 10%.
  • Oneri di utilità sociale: i benefit erogati dal datore di lavoro erogati volontariamente alla generalità o categorie omogenee di dipendenti (e non in adempimento di un obbligo negoziale) per le finalità di cui all’articolo 100 hanno un limite di deducibilità in capo al datore di lavoro dello 0,5% dei costi del personale. Tali benefit invece non concorrono a formare il reddito di lavoro dipendente a prescindere dal titolo sotteso all’erogazione.

 

Il welfare aziendale in busta paga: la particolarità dei rimborsi spesa

I servizi sopra citati compaiono in busta paga come voce figurativa. Vi sono poi altri benefit che prevedono il rimborso delle spese sostenute dal lavoratore e/o dai suoi familiari.

Tra gli esempi di rimborsi spesa più utilizzati possiamo trovare i rimborsi per spese di istruzione dei familiari, dall’iscrizione all’asilo nido, passando per i testi scolastici e sino alla retta universitaria, i rimborsi per le spese assistenziali sostenute per il sostegno di familiari anziani e non autosufficienti, i rimborsi spese per l’acquisto degli abbonamenti al trasporto pubblico: completamente esenti da tasse e contributi, sono una tipologia di benefit aziendali che vengono erogati direttamente in busta paga e che si vanno a sommare al netto dello stipendio mensile.

 

Il trattamento dei premi di risultato

Anche i premi di risultato possono essere convertiti in welfare aziendale, a patto che sussistano determinate condizioni. Sono convertibili infatti solo i premi che rispettano i requisiti per godere della tassazione agevolata pari al 10%, possibilità che si verifica quando vengono registrati incrementi rispetto a determinati obiettivi nel campo della produttività, redditività, qualità, efficienza e innovazione definiti all’interno dell’accordo di II livello o dell’accordo territoriale al quale l’azienda ha deciso di aderire.

Quando il premio di risultato ha effettivamente questi requisiti, allora il dipendente ha la possibilità, purché prevista all’interno dell’accordo sindacale, di scegliere se ricevere la sua premialità in busta paga, e quindi in denaro, oppure se convertirlo in welfare aziendale. Nel primo caso, il premio sarà tassato con aliquota agevolata pari al 10% e assoggettato a contribuzione ordinaria; nel secondo caso, invece, risulterebbe completamente esente da tasse e contributi, sia per il dipendente sia per l’azienda. Anche in questo caso quindi la conversione della premialità in welfare aziendale comporta un duplice vantaggio, per l’azienda e per il lavoratore.

 

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