I fringe benefit sono un tipo di compensazione in natura, non monetaria, offerta dal datore di lavoro ai dipendenti. Questa forma di compensazione sta diventando sempre più importante, soprattutto a causa del forte bisogno di sostegno al reddito e alla luce dei recenti cambiamenti normativi.
Nel 2022, il Decreto Aiuti-bis ha aumentato il limite di esenzione fiscale per i fringe benefit da 258,23 euro a 600 euro. Successivamente, il Decreto Legge Aiuti quater, ha ulteriormente innalzato questa soglia a 3.000 euro. Tuttavia, nel 2023, la soglia esentasse è stata ridotta a 258,23 euro, salvo per i dipendenti con figli a carico, che hanno ancora un limite di 3.000 euro, come stabilito dal Decreto Lavoro. Prima di esplorare le ultime novità normative, è fondamentale comprendere appieno cosa siano i fringe benefit, come utilizzarli e fornire alcuni esempi.
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I Fringe Benefit sono beni accessori secondari, ovvero beni complementari alla retribuzione tradizionale in denaro: sono una forma di retribuzione effettiva, ma vengono forniti sotto forma di vantaggi non monetari dai datori di lavoro ai loro dipendenti. Questa categoria di benefit gode del principale vantaggio della totale esenzione fiscale: i beni e i servizi considerati fringe benefit non concorrono a formare reddito da lavoro dipendente e, quindi, sono esenti da imposte e contributi. Ma attenzione: in base all’articolo 51, comma 3, del TUIR, i fringe benefit non vengono considerati parte del reddito da lavoro dipendente solo se il loro valore complessivo durante l’anno fiscale non supera i 258,23 euro (seguono eccezioni apportate alla normativa nel paragrafo Fringe Benefit 2023: normativa e vantaggi).
I fringe benefit sono tutti i servizi che rientrano nell’articolo 51 c.3 del TUIR. Ecco alcuni esempi:
I fringe benefit sono un di cui dei flexible benefit e si tratta nello specifico di beni e servizi che vengono erogati dal datore di lavoro, anche in modo discrezionale e personalizzato, e che non concorrono a formare reddito da lavoro dipendente entro una determinata di soglia. Rientrano in questa categoria ad esempio i buoni spesa, i buoni carburante, i buoni shopping e l’auto aziendale.
I flexible benefit comprendono diverse categorie di benefit, tra cui anche gli stessi fringe benefit, e sono anch’essi esenti da imposte e contributi sia per il lavoratore che per l’azienda, ma con soglie di esenzione variabili in base alla categoria di appartenenza. Alcuni esempi sono i rimborsi di determinate tipologie di spese, l’acquisto di attività legate al tempo libero e al benessere fisico e psicologico, i versamenti a previdenza. Puoi scoprire di più sui servizi disponibili in questo articolo.
L’evoluzione normativa è un aspetto rilevante per i fringe benefit. Ecco un riepilogo delle principali modifiche legislative relative alle soglie di esenzione:
Importante notare che il regime di esenzione per i fringe benefit, indipendentemente dall’importo della soglia, rappresenta un vantaggio sia per i lavoratori, che non sono soggetti a tassazione IRPEF o contributi previdenziali, sia per i datori di lavoro, che parallelamente non sono soggette a contribuzione per le somme erogate sotto forma di benefit.
Molti datori di lavoro scelgono di includere i fringe benefit in programmi più ampi di welfare aziendale, riconoscendo il loro valore nel supportare le necessità dei dipendenti, specialmente in periodi complessi come il 2023, caratterizzato da un aumento generalizzato dei costi e dall’inflazione. La concessione dei fringe benefit può essere volontaria, anche senza necessarie formalità aziendali o accordi collettivi.
Il miglior modo per assegnare i fringe benefit e permettere ai lavoratori di beneficiarne in completa autonomia è utilizzare una piattaforma digitale come quella di DoubleYou.
La recente modifica normativa sul welfare aziendale è stata molto diversa dalle precedenti in quanto l’aumento della soglia dei fringe benefit riguarda solo una specifica categoria di lavoratori. L’incremento del limite di spesa a 3.000€ solo per i lavoratori con figli a carico si traduce sicuramente in un maggiore potere d’acquisto per le famiglie, migliorando così l’equilibrio tra lavoro e vita privata; tuttavia, questo cambiamento può essere percepito come fonte di discriminazione e disparità tra i dipendenti con e senza figli.
La normativa legata al welfare aziendale e, nello specifico, ai fringe benefit, hanno un impatto positivo sulle persone, perché aumentano le loro risorse finanziarie, il che favorisce da un lato gli acquisti e la ripresa economica, dall’altro la loro serenità e di conseguenza la produttività aziendale. Inoltre, le novità introdotte negli anni hanno stimolato l’interesse nel settore del welfare aziendale: i fringe benefit sono spesso il primo passo per le aziende che vogliono avviare programmi di welfare aziendale in modo semplice e conveniente.
Ci aspettiamo che in futuro ci siano ulteriori cambiamenti in questa direzione, permettendo a più aziende italiane di abbracciare il concetto di welfare aziendale a beneficio di tutti i lavoratori, indipendentemente dalla loro situazione familiare.
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