Anche il piano welfare più solido rischia di fallire se non viene compreso, riconosciuto e valorizzato.
Nel 2025, costruire un piano welfare efficace non significa soltanto scegliere i benefit giusti o allocare un budget: significa anche saperli raccontare. Raccontare bene. In modo chiaro, continuativo e coinvolgente.
Eppure, come rileva l’Osservatorio Welfare 2025 di DoubleYou, la comunicazione interna è ancora uno dei principali punti deboli nelle imprese italiane.
Andiamo ad approfondire:
Secondo l’Osservatorio, esiste una distanza concreta tra la progettazione e l’effettiva valorizzazione del piano welfare. Un dato su tutti: il 9% del credito disponibile non viene utilizzato, con picchi che superano il 20% nelle PMI.
Molti lavoratori dichiarano di non conoscere a fondo le funzionalità delle piattaforme welfare, né tutte le categorie di spesa previste. La comunicazione, quando c’è, è spesso tecnica, frammentata, generica. Poco attenta alle differenze generazionali, alle specificità territoriali, ai momenti di vita delle persone.
Il risultato? Un piano attivo e con potenziale, ma che rischia di non esprimere tutto il suo valore. Se non comunicato con chiarezza e continuità, può apparire lontano o poco accessibile, anche quando è ben strutturato.
L’Osservatorio lo dice chiaramente: progettare un piano è solo metà del lavoro. L’altra metà è saperlo raccontare, farlo vivere nella quotidianità. Le aziende più consapevoli stanno puntando su azioni concrete e accessibili:
Non servono grandi budget, ma coerenza, continuità e semplicità. Solo così il welfare diventa visibile, comprensibile e, soprattutto, utile.
Parlare di welfare non significa solo trasmettere informazioni, ma esprimere un messaggio culturale: raccontare che l’azienda si prende cura delle persone, anche al di fuori del perimetro professionale.
Le imprese più evolute lo fanno integrando il welfare nei momenti chiave della vita organizzativa — onboarding, conversioni, review periodiche — e utilizzando canali diversi, combinati in modo strategico: email, app, incontri, chat interne, momenti formativi.
Ma non basta scegliere i mezzi. Serve anche ascoltare. Molte aziende analizzano l’utilizzo reale della piattaforma — categorie di spesa più usate, credito residuo, frequenza di accesso — per costruire messaggi più pertinenti, più vicini. Alcune attivano campagne stagionali, ad esempio legate alla scuola o al benessere personale, o sviluppano percorsi informativi mirati per età, ruoli o situazioni familiari.
Comunicare bene significa anche formare in modo continuo: brevi video, FAQ personalizzate, micro-sessioni live aiutano le persone a orientarsi, senza appesantire. In questo modo, la comunicazione smette di essere un atto tecnico e diventa una leva di cultura e appartenenza.
Comunicare bene significa anche ascoltare bene. I dati raccolti attraverso la piattaforma welfare possono trasformarsi in uno strumento prezioso per leggere i bisogni, intercettare difficoltà e calibrare i messaggi. Le aziende più attente integrano survey periodiche, analisi dei comportamenti d’uso e feedback qualitativi nei propri piani comunicativi. È un ciclo virtuoso: più si ascolta, più si comunica con precisione; più si comunica con precisione, più il welfare viene percepito come reale, vicino, concreto.
Da anni accompagniamo i nostri clienti nella costruzione di piani di comunicazione personalizzati, con materiali formativi, contenuti multicanale e strategie mirate a valorizzare ogni fase del piano welfare.
Scarica l’Osservatorio Welfare 2025 per scoprire dati, insight e strategie di comunicazione efficaci: https://double-you.it/osservatorio-welfare
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